“Così, per sempre” dello scrittore Marco La Greca

Oggi vi parliamo dello scrittore Marco La Greca che ha di recente pubblicato “Così, per sempre”, romanzo d’esordio nella narrativa edito da bookabook, prima casa editrice italiana che pubblica libri attraverso il crowdfunding.

Marco, parlaci del tuo amore per la scrittura: come e quando hai deciso di diventare scrittore?

Difficile individuare un momento preciso. Sin da bambino ero incantato dalle storie che mi venivano raccontate e immaginavo le storie che avrei voluto ascoltare. La mia è stata dunque una vocazione al racconto, più che alla scrittura, al tempo stesso precoce e tardiva, perché poi nella vita ho fatto altro, essendomi laureato in giurisprudenza e specializzato nelle professioni legali, sino alla mia attuale dimensione lavorativa (sono orgogliosamente Avvocato dello Stato). In questo percorso, per molti anni ho confinato in un angolo quell’antica vocazione, sino a quando, più o meno al giro dei quarant’anni, ho avvertito, prepotente, la sensazione di avere qualcosa da raccontare e pure la presunzione che a qualcuno potesse interessare. Ho così iniziato a prendere contatti, a cercare qualcuno che mi desse ascolto. Due persone mi sento di ringraziare. Una è Piero Sansonetti, attuale direttore de “Il Riformista”, perché a suo tempo (parlo del 2009), senza che io avessi nessuna esperienza di scrittura, mi ha dato spazio sul giornale che dirigeva, pubblicando alcuni miei articoli e racconti (insieme a lui mi sento di ringraziare anche il suo gruppo di giornalisti, in rappresentanza dei quali, per tutti, cito Angela Azzaro). L’altra persona è la giornalista Lilli Mandara, che a partire dal 2016 mi ha ospitato sul suo blog, “Maperò”, permettendomi di curare “Easy Writer”, una rubrica quindicinale di racconti. Entrambe queste due esperienze mi hanno permesso non solo di prendere fiducia, in base ai riscontri che ricevevo, ma anche di migliorare la tecnica di scrittura, perché anche in questo campo (come del resto in qualunque altro aspetto della vita) non si smette mai di imparare.

Quali scrittori hanno ispirato il tuo percorso?

Principalmente gli scrittori italiani. Senza pensare, chiarisco subito, di minimamente avvicinarmi a loro, posso dire che il primo scrittore del quale mi sono innamorato è stato Giorgio Bassani, incontrato al ginnasio con “Il Giardino dei Finzi Contini”; nel tempo sono tornato da lui, di tanto in tanto, sino a completare la sua bibliografia, giusto il mese scorso, con “L’odore del fieno”; di Bassani ho amato l’eleganza e la precisione della scrittura, inserite in un ritmo d’altri tempi e, in certi casi, pure di altri generi (alcune pagine de “L’Airone”, per esempio, hanno passaggi Simenoniani). Anche Simenon, per citare un autore straniero, è uno scrittore che ho amato molto, come pure John Le Carrè, che ha magistralmente usato il genere “spionistico” per scandagliare l’animo umano; tornando, invece, agli scrittori di “casa nostra”, vorrei citare Piero Chiara, per la prosa lineare, al servizio della storia in maniera esemplare, e Fruttero e Lucentini, per l’attenzione anche al minimo movimento psicologico, tradotto in descrizioni di fulminea e cinematografica evidenza. Sempre tra gli autori più attuali, anche Stefano Benni e Michele Serra, per l’ironia e l’acutezza delle descrizioni e dei risvolti interiori dei personaggi, mi hanno spesso avvinto. Tutto questo, ovviamente, non va a costituire un preciso modello di riferimento, ma un complesso di suggestioni che in qualche modo concorre a creare uno stile, per quanto inadeguato rispetto ai maestri ispiratori.

“Così, per sempre” è il tuo nuovo romanzo. Qual è stato l’input che ti ha spinto a scriverlo?

La nitida percezione che le emozioni vissute durante l’ultimo anno di liceo (a partire dal suo immediato compimento, e forse durante il suo stesso svolgersi) avessero qualcosa di speciale. Perché, come abbiamo scritto nella quarta di copertina del romanzo, è una fase della vita nel quale “tutto è ancora come prima, ma tutto sta per cambiare”. E in questa consapevolezza, alla quale si accompagnano attesa e timore per il nuovo che ancora deve arrivare, ogni momento vissuto ha già il retrogusto del ricordo, e dunque della malinconia, unito alla naturale proiezione verso il domani.

Da quale idea nasce la scelta del titolo? Perché “Così, per sempre”?

 Il titolo originario (e  “provvisorio”, come specificato nel contratto di edizione firmato con la casa editrice), era “Terza liceo”. A me piaceva, anche in questa combinazione tradizionale, un po’ vintage, dell’aggettivo femminile e del sostantivo maschile, filiazione volgare della corretta dicitura “classe terza liceale”, dall’ancora più antico sapore d’inizio novecento. Nella ricerca, ispirata dalla casa editrice, di un diverso titolo, ho messo a fuoco il momento della foto di classe come un passaggio particolarmente significativo, perché i ragazzi venivano rappresentati per come erano nell’istante, un attimo dopo già passato, in una foto che li avrebbe uniti per sempre. Ecco, “Così, per sempre” mi sembrava sintetizzasse l’intenzione, che è una delle chiavi di lettura del romanzo, di fermare il tempo come si fa con una foto, appunto, che potesse descrivere un’età, una generazione e un’epoca.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere la storia?

 Circa cinque anni per arrivare alla prima versione che ho proposto e poi un altro anno per una sua rielaborazione abbastanza approfondita. Svolgendo io un lavoro, come accennato all’inizio, molto assorbente e anche di responsabilità, alla scrittura potevo dedicare i pochi momenti liberi, in genere notturni. Tanto più che in quello stesso periodo avevo anche una collaborazione per una rubrica quindicinale di racconti. Eppure, è stato proprio a partire dal momento in cui ho assunto l’impegno di quella rubrica che anche il ritmo della scrittura del romanzo ha cominciato a decollare, sia pure a costo di molti sacrifici e rinunce (libri e giornali non letti, film non visti, svaghi non vissuti). D’altra parte, se vuoi raggiungere un obiettivo, le difficoltà rappresentano una sfida per mettere alla prova la tua determinazione. Mi sono ritrovato nell’insegnamento del precettore di “Fai bei sogni”, quando per contrastare l’autocommiserazione del protagonista egli spiega che il proprio destino non si costruisce con i “se” ma con i “nonostante”. Ecco, “nonostante” tutto, sono riuscito ad arrivare alla fine di questa impresa, ed è stata una grande soddisfazione

Qualche anticipazione per i tuoi prossimi lavori e impegni?

Dopo essere stato, a maggio scorso, al Salone del libro di Torino, a settembre parteciperò al BukRomance, qui a Roma, nella mia città. Sebbene il romanzo non sia propriamente del genere Romance, l’amore, in tutte le sue varie sfaccettature (verso la politica, l’amicizia, la vita, l’altro e il proprio sesso) svolge un ruolo importante nella storia di “Così, per sempre”. Mi è sembrata un’occasione da sfruttare, della quale ringrazio gli organizzatori. Nel frattempo, ho cominciato anche a scrivere le prime pagine di quello che vorrebbe essere il prossimo romanzo. La mia situazione lavorativa, se possibile, lascia ancora meno tempo di prima. Per come la vedo io, però, è un’altra occasione per dimostrare la bontà della teoria del “nonostante” come chiave per raggiungere gli obiettivi. Il primo dei quali, se posso dire, è cercare se stessi. Qualunque età si abbia. Solo se ti cerchi veramente, infatti, ti puoi trovare, a un certo punto. Anche, se necessario, “Nonostante” tutto.