Pubblicato il 24 settembre su Spotify, si tratta di una raccolta di 10 brani per pianoforte solo collegati da un’idea filosofica.
ELUSION, il primo album di Nicola Elias Rigato, si aggira attorno ad una riflessione etimologica sull’elemento del gioco (in latino, ludus). Giocando con le parole e con l’etimologia, l’autore ha indagato quattro “livelli” di realtà basati sul proprio rapporto con il “gioco” della vita. Il primo modo – e dando uno sguardo nel mondo di oggi pare essere quello in cui tutti siamo immersi – è l’ILLUSIONE (In – Ludus) ossia l’essere immersi nel gioco, illusi, inconsapevoli della finzione di tutto ed ignari delle vere regole del gioco. Un secondo modo è la DELUSIONE (De – Ludus) ossia l’amara scoperta di essersi illusi e quindi la fuga, come perdenti, da quella che era probabilmente una partita truccata.
Un terzo modo è il PRELUDIO (Pre – Ludus) ossia il decidere di non giocare per davvero, il tenersi sempre ad un passo dalla vita senza rischiare di prendere decisioni definitive, trincerandosi al di qua della partita: se non si gioca mai, del resto, non c’è mai il rischio di poter perdere.
C’è poi una quarta via, l’ELUSIONE (ex – ludus), ossia l’uscire volontariamente dal gioco per creare nuove regole, per giocare una partita differente e più volontaria, senza combattere contro le regole vigenti ma eludendo le leggi del gioco. Forse, addirittura, si potrebbe scoprire che smettere di cercare di vincere la partita sia il primo ed unico modo per giocare davvero.

Così, durante questi 10 brani (che normalmente avrebbero dovuto chiamarsi pre-ludi, e che l’autore chiama ironicamente e-ludi) si compie un lavoro di progressiva uscita dalla realtà, alla ricerca di una eventuale realtà più profonda, più sottile, più elevata. Il linguaggio musicale fa lo stesso percorso: inizialmente massiccio, denso, oscuro, viene via via purificato eludendo anche ad alcune delle regole della scrittura musicale tonale, ed astraendosi sempre più in un linguaggio più intimo ed essenziale.
Tecnicamente come avviene questo percorso? Diciamo che le tonalità (che in musica non sono infinite, ma 24) vengono toccate in un ordine. Per gli esperti possiamo dire – seguendo il circolo delle quinte – che si parte dal Mib minore (la tonalità opposta al Do Maggiore, la più bassa nel circolo) sino a tornare nuovamente ad essa facendo il giro in senso orario. Per dirla come la racconta l’autore eseguendo e spiegando pubblicamente il percorso, si parte dalla tonalità più oscura possibile, schiarendola via via attraverso tutte le tonalità successive, proseguendo verso una crescente “luminosità armonica”, fino a ritornare a quella di partenza. La cosa simpatica è che la percezione della fine sarà molto diversa da quella dell’inizio, come se l’oscurità iniziale fosse stata irradiata di luce: un gioco prospettico – o anche in questo caso una illusione ottica-acustica?
I brani hanno titoli che evocano questo percorso di progressivo svelamento e che possono essere usati come traccia per seguire il filo d’Arianna ed uscire dal labirinto: Crypt, The Wanderer, Discovery, Memories, Ariadne’s Thread, Collapse, Closer, Still, Void, Shreads.
L’album è pubblicato dalla etichetta discografica Futura Modulans. L’artwork della copertina invece è opera di Martino Prendini. L’album si può ascoltare integralmente su Spotify.