Abbiamo preso il Te delle 5 con Incompleto, artista Indie di Torino ed esperto in digital marketing. In occasione dell’uscita del suo disco “E Se …” abbiamo pensato di parlare di lui, della scelta di un nome forte, come Incompleto, sinonimo dell’artista di insoddisfazione, lotta personale e ricerca di felicità.
Non potevamo non parlare di società, di quanto i mass media influenzino il lato psicologico dei giovani, della famiglia, della scuola e del ruolo che questa ha e dovrebbe avere. Non sono mancati poi i commenti sulla diversità, sulla sessualità, sulla pandemia e sulla sostenibilità. Un calderone di pensieri, note ed opinioni che ci hanno portato ad esplorare l’interiorità di questo artista nostrano.
Fra un biscotto e l’altro, vi invitiamo a dare un ascolto al suo disco e a godervi questa bella intervista.
Perché hai scelto il nome Incompleto per intraprendere la tua carriera solista?
Perché ho sempre avuto questa sensazione di esserlo, a volte più latente, altre più forte. Incompleto per la mancata realizzazione di un sogno, nel non aver trovato il lavoro giusto, nell’aver perso una persona speciale, nel non avere le carte in regola per ottenere il successo nei campi in cui mi interessava crescere.
Come hai risolto le cose che non andavano nella tua vita e che ti hanno reso incompleto?
Alcune in realtà restano irrisolte; in altre ci provo, applicandomi ogni giorno cercando di migliorare le mie conoscenze e il mio essere. In altri casi, è necessario capire che bisogna bastarsi, stare bene anche da soli e non dipendere da nessun altro. Può essere visto come egoismo, ma è l’unica fonte di salvezza nei momenti di difficoltà. L’amore e gli amici sono uno splendido corredo e rendono la vita speciale, ma bisogna capire che valiamo tanto anche se in un momento della vita perdiamo uno di loro.
Quali sono i danni che la società può creare nei confronti dei più giovani, che magari si sentono incompleti?
Sicuramente i social media hanno amplificato un fenomeno che era già presente almeno da metà anni 90, dove la TV ha diffuso un modello di apparenza a cui i giovanissimi volevano e vogliono tendere. I social hanno amplificato la cosa: ogni giorno si è bombardati di persone famose che su Instagram o Tik Tok spiattellano la loro vita perfetta il loro viso e corpo privo di difetti (anche grazie ai filtri) e i giovani guardandosi allo specchio si sentono inadeguati, “brutti”. In aggiunta i social hanno portato all’avvento di un’altra pericolosa piaga, che è quella del cyber-bullismo. Negli anni 80 o 90, se venivi bullizzato, la cosa restava nella cerchia del fatto (non che fosse una cosa bella eh, sia ben chiaro) ; ora dopo 5 minuti sei in tutto il mondo. Quindi sei ridicolizzato in mondovisione. La società di oggi ha ridotto le connessioni tra le persone: siamo tutto il giorno collegati sugli smartphone, ma non abbiamo più relazioni intense come una volta. E sicuramente, anche due anni di Covid ci hanno reso tutti più freddi e meno abituati alle relazioni interpersonali.
Ultimamente si parla molto di diritti e sessualità. Te lo chiedo perché una grossa componente di persone si sente incompleta se si parla di transazione verso un sesso diverso, omosessualità, pari opportunità, diritti … qual è il tuo punto di vista e come lo stato (o la società) potrebbe intervenire?
Personalmente ritengo che ogni persona debba sentirsi libero di manifestare la propria sessualità, senza che nessuno si senta offeso e senza che nessuno possa sentirsi in diritto di picchiarti perché sei gay o lesbica: qual è il problema? Mica ti vengo a rubare in casa, voglio dire… Sarebbe ora che lo stato in questo caso facesse un passo avanti in termini di legislazione: per fortuna le nuove generazioni sono già molto più aperte, sia in termini di inclusione con persone provenienti da altri paesi, sia da questo punto di vista. Il DDL Zan, fermo da anni in attesa di calendarizzazione e approvazione, è una vergogna, così come è una vergogna che ci sia ancora qualcuno che lo ostacoli. Questo decreto, penso che sia uno di quelli che andrebbe approvato all’unanimità, trattandosi di leggi per i diritti della persona. Oltretutto difendere da discriminazioni una persona non toglie diritti agli altri, quindi non vedo veramente il motivo di ostacolare questa legge.
In apparenza non c’entra col nostro discorso, ma quali sono le materie che secondo te si dovrebbero studiare a scuola?
Tutte quelle già presenti nel programma sono importanti, però suggerirei un focus sull’italiano (la gente non sa più parlare e scrivere nella nostra lingua) e matematica (le tabelline a memoria, le nuove generazioni le sanno?). Tra quelle che sono state reintrodotte, direi educazione civica. Se vogliamo un paese di cittadini che hanno a cuore il bene comune, è fondamentale che siano istruiti sin da piccoli sul far parte di un organismo collettivo e che ognuno non ha solo diritti, ma anche doveri nei confronti degli altri individui e dell’ambiente che lo circonda.
Che ruolo ha quindi la scuola nella crescita psicologica dei bambini? Soprattutto nel non fargli sentire Incompleti?
Importantissimo. I maestri e i professori giocano un ruolo fondamentale, possono quasi essere dei secondi genitori nel guidare i bambini nel loro percorso di crescita scolastico e personale. I bambini non dovrebbero sentirsi incompleti, perché i genitori dovrebbero dargli (in senso affettivo) tutto ciò di cui hanno bisogno; ci sono però alcuni casi spinosi dove i professori possono essere un’ancora di salvezza, in grado di indicare la strada, invitarti a fare uno sforzo in più e a farti vedere un orizzonte più sereno.
Passiamo un attimo al tuo disco. Perché è nato il disco “E Se …”?
Perché non potevo chiudere la “carriera” di Incompleto senza un disco. Fino ad ora avevo pubblicato solo singoli, così ho deciso che era il momento di un EP.

L’idea mi è venuta a febbraio di quest’anno e mi ero ripromesso di pubblicarlo a maggio, ma purtroppo mi mancava un brano per chiuderlo ed ero a corto di ispirazione. Così, nel frattempo, ho pubblicato a giugno “Film”, come antipasto dell’EP. Al ritorno dalle vacanze, ho avuto l’ispirazione per “Scappiamo dalle nuvole” ed ho finalmente chiuso il lavoro.
L’EP permette di chiudere un ciclo, iniziato 3 anni fa. All’interno dell’EP c’è un percorso, sia musicale che testuale. Il passaggio dalla fine di una storia d’amore, all’accettazione di questo status quo, l’esser pronto per una nuova avventura e poi finalmente ritrovare gioia e serenità con una nuova relazione. In “E se…” c’è tutto questo.
Qual è il pezzo a cui sei più legato?
Credo sia “Il peso dei ricordi”. è un pezzo emotivamente e testualmente pesante, un pugno nello stomaco. È un pezzo che ho scritto un paio di anni fa, ma che non ho mai pubblicato perché non avevo mai trovato l’arrangiamento giusto. Poi, mentre ho avuto l’idea dell’album, ho trovato lo spunto giusto. È una canzone intima, intensa, profonda con una certa dinamica nel corso del pezzo, ma con solo chitarra, voce, piano e archi, l’essenziale per un brano che doveva passare un testo importante.
Quello che invece avresti fatto diversamente? O che ti sei pentito di aver inserito?
In realtà per fortuna sono soddisfatto dell’EP. Incompleto è un progetto indipendente, perciò ho voluto curare io ogni dettaglio: dal testo alla musica, dall’arrangiamento al mixing e al mastering. Perciò ti dirò: mi piace tutto.
Cosa fai nella vita oltre alla musica?
Mi occupo di digital marketing, perciò curo l’immagine online dell’azienda per cui lavoro a 360°: SEO, SEA, social media, campagne video, influencer, etc. Devo dire che è un lavoro che mi piace molto e di cui sono soddisfatto. Il digital è un ambito che evolve velocemente perciò hai la possibilità di imparare e sfruttare piattaforme e strumenti nuovi ogni giorno.
Qual è il tuo punto di vista se si parla di lavoro da remoto, sostenibilità e ambiente? La pandemia ha sensibilizzato o no?
Ho provato lo smart working completo, 5 giorni su 5 a settimana. Passato dai 5 giorni in ufficio, all’inizio ero contento della cosa: sveglia più tardi, più tempo dopo il lavoro… poi passa il tempo e ti rendi conto di perdere il contatto con i tuoi colleghi: non sai neanche più che faccia hanno, cosa fanno. Diventa alienante. Perciò io sono per un ibrido, un po’ in ufficio e un po’ in smart working, così da non perdere i benefici di entrambe le soluzioni.
In merito all’ambiente, si intravede una maggiore attenzione alla sostenibilità, il problema è che la maggior parte delle aziende di cui consumiamo i beni non sono ancora pronte a questa transizione o non hanno ancora trovato una soluzione che consenta di mantenere la stessa qualità del prodotto optando per un materiale sostenibile. Penso che se domani gli scaffali fossero pieni solo di prodotti bio, sostenibili, riciclabili e compostabili, la gente comprerebbe solo quello, ma se non c’è l’offerta, la domanda tarda a venire.
Grazie per aver preso il Te con noi! Speriamo di rivederti presto e concludiamo con una domanda di rito: dove possiamo prendere un buon Te con pasticcini a Torino?
Grazie a voi per aver bevuto quest’ottimo Te insieme! Spero anche io di risentirvi presto. Per quanto riguarda un buon te con pasticcini nella mia Torino, vi consiglio Berlicabarbis, che è una piccola catena di caffetteria/pasticceria della città. Ve la consiglio perché anche il nome è tipico: Berlicabarbis in piemontese significa “da leccarsi i baffi”, quindi non vi resta che provarlo!