Rosa Scapin

Intervista a Rosa Scapin, direttore artistico del “Festival Operaestate”

Accogliamo Rosa Scapin sul nostro magazine Il Te delle 5. Qual è il filo conduttore di questa edizione dei 40 anni + 1 di Operaestate?

La 41^ edizione di Operaestate l’abbiamo intitolata: Anno1 P.Q./Ecologie del Presente, per riassumere, insieme, come il 2021 sia per il Festival l’anno 1 post quarantennale e – speriamo per tutti – anche l’anno 1 post quarantena.

Dopo un tempo che ha visto chiuse le porte dei teatri, ma che non ha fermato la creatività e l’impegno degli artisti e del mondo culturale nella ricerca di innovative forme di esplorazione e narrazione di questo nuovo presente, e di alternative a un futuro che sembra indecifrabile. E proprio per cercare di immaginare il futuro, lo sguardo si rivolge al presente, a quello scollamento tra Umanità e Natura che genera conflitti e lo ipoteca pesantemente, il futuro.

Per questo, Anno 1 P.Q. è l’anno che dedichiamo alle Ecologie del presente, dove la parola Ecologie torna al suo senso originario di “studio delle relazioni tra organismi e il luogo che abitano”.

Le ecologie del presente di Operaestate indagano relazioni tra umanità e natura, tra umanità e scienze, tra umani e umani, cercando – attraverso la forza dei linguaggi artistici – riflessione e ispirazione per un futuro altro, più centrato sul benessere individuale e collettivo.

In questa edizione il Festival sceglie dunque di esplorarle, le Ecologie del presente, di raccontarle, per immaginare nuove vie e nuove vite per la pluralità di ecosistemi con cui il Festival è in dialogo. Un dialogo rimasto sempre attivo, anche in questi lunghi mesi, con le diverse comunità di partner, cittadini, artisti, operatori, convinti che la cura della relazione sia l’irrinunciabile punto di partenza.

Come è nato questo Festival e quali peculiarità lo distinguono da altre manifestazioni che si svolgono in giro per l’Italia?

Operaestate è un Festival multidisciplinare (somma infatti nella sua programmazione danza, teatro, musica, cinema) e come tale è riconosciuto dal Ministero della Cultura che lo ha classificato tra i principali festival multidisciplinari italiani. Nel 2020 ha compiuto 40 anni, posizionandosi tra i festival nazionali più longevi. Forse perchè ha saputo, nella sua lunga storia, reinventarsi, adattarsi, e molto spesso anticipare, il cambiamento sia dell’offerta che della domanda nell’ambito dello spettacolo dal vivo. Dalla mission iniziale dei primi anni ’80, volta all’animazione culturale di un territorio vivace economicamente ma privo di altrettanto viva offerta culturale, si è evoluto negli anni aprendosi sempre più alle espressioni più contemporanee, all’internazionalizzazione, alla progettazione europea, al sostegno della nuova produzione artistica, alla formazione e mobilità di giovani artisti, fino a dar vita nel 2007 al CSC Centro per Scena Contemporanea: spazio progettuale e fisico stabile per le  attività di progettazione, formazione e ricerca nell’ambito delle  arti performative contemporanee.

Nel tempo si sono così messe in luce la complessità di Operaestate e le sue due anime: da una parte il proseguimento e l’affinamento del ruolo di attivatore e animatore culturale  della città e del territorio pedemontano di cui  Bassano è centro sia fisico che per i servizi, con il festival estivo (nel 2021 il festival programmato circa 100 spettacoli dal vivo in tutto il territorio coinvolto: Bassano e altri 25 comuni partner). E dall’altro, con il CSC, l’affermazione di un’organizzazione culturale evoluta e di un vero e proprio  incubatore di progetti, capace di lavorare a livello sia locale che globale, attiva tutti i giorni dell’anno con le residenze d’artista, i progetti europei, i progetti di formazione, i progetti di welfare culturale. Facendo della Città di Bassano del Grappa un luogo d’eccellenza riconosciuto, a livello nazionale e internazionale, per la promozione delle arti performative e della danza contemporanea in special modo.

Per il secondo anno consecutivo sembrava impossibile non arrendersi al virus che imperversa e sembra non dare tregua, eppure, anche per questo 2021 c’è un calendario ricchissimo di eventi. È stato difficile far quadrare il tutto?

Nel 2020 siamo riusciti a realizzare quasi al completo il progetto ideato ben prima della pandemia, mantenendo soprattutto fede agli impegni presi con gli artisti e offrendo loro opportunità e sostegno produttivo. 

Un impegno che non è mai cessato nel corso di tutto il periodo che va dall’inizio della crisi pandemica ad oggi: progetti di formazione, di coinvolgimento di comunità attraverso le pratiche artistiche, progetti europei, residenze in presenza e nello spazio virtuale, offerta di relazioni e conoscenza dei nostri partner internazionali, sostegni produttivi e nuove commissioni.

Soprattutto non si è fermata l’intensa attività di networking da tempo attivata dal festival con i molti soggetti delle reti partecipate sia a livello nazionale che transnazionale, condividendo l’inaspettata e terribile contingenza, ma attivando anche numerose pratiche alternative per non fermare il pensiero e la ricerca, il sostegno agli artisti e al loro lavoro, la relazione con le comunità nate e consolidatesi attorno al festival e alle sue progettazioni.

Un impegno rinnovato anche per questa edizione, impegnando molte compagnie e giovani talenti in produzioni originali che valorizzano e indagano il nostro territorio e il tempo che stiamo vivendo.

Come nasce il calendario di Operaestate?

La costruzione del progetto artistico avviene sia mediante visione continua di spettacoli in tutto il territorio nazionale e in molti contesti internazionali, e sia mantenendo contatti costanti con artisti, compagnie, festival, teatri, associazioni e reti partecipate a tutti i livelli: locale, nazionale, internazionale. Attivando inoltre continue azioni di scouting, formazione, sostegno alla produzione artistica anche mediante la pratica delle residenze creative, sia per sostenere la ricerca e sia nella prospettiva dell’inserimento delle nuove creazioni scaturite, nel programma del festival.

Fondamentale anche il mantenere contatti continui con gli enti aderenti al progetto e con le rispettive governance per individuare insieme le nuove progettualità, i luoghi dove ambientarle, le risorse da mettere in rete, infine la realizzazione dei progetti e degli spettacoli.

E i contatti continui con i partner progettuali dei vari programmi, e con i network partecipati a livello regionale, nazionale e internazionale.

Quali sono i risultati in questi anni di Festival?

Per rispondere a questa domanda utilizzerei i risultati di una ricerca condotta qualche edizione fa, dalla Fondazione Fitzcarraldo di Torino – prestigioso centro indipendente italiano che svolge attività di progettazione, ricerca e documentazione e sul management, l’economia e le politiche della cultura –  e che ha misurato la ricaduta economica e socio-culturale di Operaestate Festival sul territorio.

L’economia addizionale diretta generata dall’evento è risultata pari a oltre il doppio di quanto investito, mentre l’impatto economico stimabile totale (come effetti diretti, indiretti e indotti), si moltiplica per 3,5.

Ma altrettanto importanti sono gli impatti e gli effetti (non monetari) prodotti dalla presenza “presidi” di natura culturale: il contributo al miglioramento della qualità della vita della popolazione residente, il rafforzamento dell’immagine e dell’attrattività turistica, l’aumento dei consumi e delle pratiche culturali, l’incremento di know-how locale, il sostegno al capitale creativo e alla produzione artistica sono solo alcune delle ricadute di cui, nel medio termine, possono beneficiare i territori e i loro abitanti.

Lo studio realizzato ha quindi inteso rappresentare una costellazione di impatti spesso tra loro sovrapposti e interconnessi indagando le categorie dei principali beneficiari diretti e indiretti di Operaestate: gli spettatori, la popolazione residente, gli operatori economici, gli stakeholders del territorio, gli artisti e gli operatori internazionali.

Molto interessante l’indagine sui residenti: la conoscenza “spontanea “ del festival raggiunge il 65% della popolazione, quella indiretta il 93%, vale a dire la quasi totalità dei residenti. Il 73% dichiara di aver partecipato almeno una volta a Operaestate, il 91,6% dichiara che il festival dà prestigio alla città e al territorio, l’85% che il festival ha fatto conoscere il territorio oltre i confini regionali, il 33,4% che si è avvicinato al mondo dello spettacolo grazie a Operaestate, il 31,8% che ha scoperto grazie al festival il teatro e la danza contemporanei.

E anche la propensione ai consumi culturali in genere: spettacoli, cinema musei, mostre, aumenta per i frequentatori del festival rispetto a chi non vi partecipa.

Dalla ricerca presso stakeholders e policy maker, artisti e operatori internazionali, si rileva come Operaestate venga percepito come un festival “glocal”, da un lato con una forte vocazione e attenzione al territorio; dall’altro con la marcata attenzione per la contemporaneità e i nuovi linguaggi espressivi soprattutto nel teatro e nella danza. Una tensione che ha permesso a Operaestate di uscire dall’alveo ristretto della semplice attività di presentazione di spettacoli, per divenire luogo di produzione con un’apertura internazionale riconosciuta.

Tutti gli intervistati concordano sul fatto che Operaestate si conferma  anche  come guida e supporto all’attività professionale della scena artistica attraverso attività di sostegno alla produzione, di facilitazione dei rapporti con gli interlocutori istituzionali e (nel caso della danza)  di internazionalizzazione del  percorso professionale.

Una somma di ricadute che ha contributo a dare di Bassano l’immagine di una città vivace culturalmente, aperta al dialogo, capace di giocarsi un ruolo a livello non solo regionale e nazionale ma anche internazionale (25 progetti europei vinti in pochi anni!).

Com’è per Rosa Scapin essere la direttrice artistica di Operaestate?

Il mio ruolo è quello di “direttore generale e direttore artistico” di Operaestate Festival e del CSC Centro per Scena Contemporanea”. Il mio compito è quindi quello di individuare i programmi e i progetti da sviluppare e da presentare al pubblico, di reperire le risorse necessarie per rendere sostenibili programmi e progetti, di sovrintendere a tutte le azioni in capo alla struttura formata dai colleghi impegnati nelle tre macroaree riconducibili a: organizzazione, amministrazione, promozione. E con i quali condivido anche le scelte artistiche nei diversi settori di cui si occupa il festival: danza, teatro, musica, cinema. Per il primo, quello della danza, con la fondamentale opera curatoriale di Roberto Casarotto che ha appunto in capo i progetti danza e internazionali del festival. Mentre gli altri colleghi che desidero citare uno a uno sono: in ambito organizzativo: Roberto Cinconze, Alice Leoni (curatrice anche del Minifest) e Agnese Scapin (responsabile anche dell’ideazione grafica di tutti i mezzi promozionali del festival). In ambito amministrativo: Margherita Fiorese e Sofia Girardi (curatrice anche di B.motion musica), in ambito comunicazione e promozione: Alessia Zanchetta. Impegnate in un programma triennale di rete sostenuto da Fondazione Cariverona sono: Angelica Basso e Greta Pieropan. E’ con tutti loro che condivido quotidiamente tutti i processi che trovano la loro sintesi nella programmazione di Operaestate Festival.

Scopri il Festival Operaestate: https://www.operaestate.it/it/