Dopo Il re di carta (Lit Emersioni) e La foresta invisibile (Castelvecchi), Maria Elisabetta Giudici si presenta ai lettori con un nuovo romanzo storico “I Guardiani delle Aquile”, che attraversa l’Atlantico, L’oceano Indiano, la Malesia, la Russia, L’India e l’Asia centrale. Magnifici viaggi fatti dalla scrittrice nel corso della sua vita.
La scrittrice Maria Elisabetta Giudici si racconta sulle pagine del Te delle 5.
Ciao, Maria Elisabetta. In questo tuo terzo romanzo hai riassunto le emozioni di quasi tutti i tuoi viaggi. C’è un luogo, in modo in particolare, che ti ha ispirato per la stesura de “I Guardiani delle Aquile”?
Il luogo che ho amato di più è stato il Kazakistan e la sua capitale Taskent. Tappa importante della via della seta è il paese più ricco e straordinario dell’Asia Centrale. Samarcanda, Bukhara e Shiva i luoghi più accoglienti e ospitali che io abbia mai incontrato in tutti i miei viaggi.
Viaggiare è sempre stata una tua grande passione e così pure scrivere. Cosa rappresenta per te il viaggio?
Il viaggio per me è una porta aperta che ti fa passare da una realtà a un’altra, da un luogo a un altro. Tutti i miei personaggi viaggiano continuamente, sono sempre in movimento, quasi ipercinetici proprio perché cambiare la propria realtà significa conoscere.
Come hai vissuto la fase della scrittura e poi l’iter per la pubblicazione? Ti va di raccontarci qualche aneddoto?
La fase della scrittura l’ho vissuta bene perché è molto divertente scrivere un romanzo storico. Meno bene quella dell’editing, che prevede sempre notevoli ma, riconosco, essenziali tagli. La pubblicazione poi non ne parliamo: il libro non si sa mai quando uscirà e questo crea nell’autore uno stato di ansia non indifferente.

Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “I Guardiani delle Aquile”, quali useresti?
Avventuroso, avvincente, chirurgico.
Quali sono i tuoi progetti per questo 2022?
Sto scrivendo il mio quarto libro e sto progettando una casa (sono architetto). Cosa c’è di meglio?